Attraverso una prima, grande manifestazione di popolo, spontanea, autonoma, indipendente (anche se alcuni hanno invano cercato di appropriarsene) il popolo di Napoli ha espresso chiaramente, con forza, la propria devozione per San Gennaro e la ferma volontà di riaffermare i diritti della Città sulla Real Cappella di San Gennaro, sul sangue, sugli arredi e sul Tesoro, che è, come giustamente ricorda Jean-Noël Schifano, «il risultato delle donazioni di tutto il popolo napoletano, dai ricchi nobili ai lazzaroni. Cinquecento anni di donazioni e di culto, che hanno creato un patrimonio di tutta la città.»
«Questo è un tentativo di usurpazione avvenuto in modo subdolo, nascosto… l’ennesimo tentativo di indebolire la città, come accade dal 1861 ad oggi.»
Spiccava l’assenza di molti meridionalisti “a vocazione istituzionale”, che probabilmente temevano di pregiudicare i propri rapporti con il potere.
Quelli che straparlano su qualsiasi sciocchezza, su un tema serio come la difesa della Tradizione di Napoli hanno taciuto o balbettato senza prendere posizione. In ogni caso, il successo della manifestazione ha dimostrato che Napoli non permetterà la realizzazione del progetto di sistematica distruzione delle tradizioni e delle prerogative del popolo, affermatesi in molti secoli di lotte contro quanti intendevano vanificarle.
Si deve purtroppo registrare che i vertici della Chiesa, spesso adusi a chiudere e svendere templi sacri, sono divenuti, tradendo la propria missione, anche in questa occasione, funzionali ai disegni di chi vuole privare il popolo della sua identità.
Ma quando il popolo si risveglia, va fino in fondo. E va condiviso quanto ripetutamente dichiarato a tutti i mezzi d’informazione dal Vicepresidente della Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro, Riccardo Carafa D’Andria: «Sono commosso. Quando toccano le sue tradizioni il popolo napoletano si mobilita e le difende. San Gennaro sta facendo un nuovo miracolo, unendo la città.»