“D’onde deserte sulla riva e guardava lontano …”
(A. Puskin, Il Cavaliere di bronzo)
Vladimir Vladimirovic Putin, l’uomo che nasconde, al tempo stesso, forza politica e debolezze umane, dietro uno sguardo di ghiaccio. Occhi chiarissimi che fanno da frontiera al suo animo, ma che ne lasciano, comunque, aperta una porta. Piccolo per corporatura, grande per determinazione.
Freddo ed implacabile nelle decisioni, umanamente amante ed affettuoso nelle sue relazioni personali. Non dimentica mai né l’affronto, né l’amicizia. Abituato al silenzio delle steppe russe, alle albe troppo precoci e limpide, alle notti senza fine, dice di se stesso e del suo Popolo che “il loro cammino è tra le tenebre”.
Tra le tenebre, Vladimir Putin ha saputo percorrere la strada della stabilità economica e sociale, in un valzer di alleanze e collaborazioni, talvolta discutibili. Ha, comunque, strappato – senza indugio e con ogni mezzo – la Russia alla criminalità post-sovietica. Ha saputo preservare l’identità spirituale, culturale e nazionale del Paese, mettendo in atto un coraggioso tentativo di resistere all’americanizzazione ed alla globalizzazione. Ha regalato alla sua Patria il“rinascimento nazionale e tradizionale”, recuperando la memoria storica e ridisegnando l’identità dei Russi.
Improvvisamente asceso sul palcoscenico mondiale, il “nuovo Zar” ne condiziona – da più di un decennio – la politica internazionale, tanto da essere definito “l’uomo più potente del mondo” (Forbes). Sicuramente, il più temuto.
Nato in una kommunalka di una Leningrado staliniana ed ancora semidistrutta dalla guerra, battezzato in gran segreto dalla madre contro l’ateismo patriarcale e di Stato, membro del potentissimo KGB sovietico e del FSB russo, collaboratore di uomini di stato che – oggi – la storia relega in un passato scomodo, Vladimir Putin non ha mai rinnegato o taciuto il suo operato, consapevole del giuramento di fedeltà a se stesso ed alla Russia.
Come su una scacchiera, abilmente, gioca con la strategia dell’arrocco: Presidente e Primo Ministro, a seconda delle esigenze della sua Patria, sempre fedele alla Costituzione. Mai, però, gioca con le parole.
Appartiene alla sua Madre Terra. Non dimentica il passato e la tradizione, ma guarda negli occhi il futuro, tenendo a mente che, in un momento di transizione post-ideologica e di ricerca di nuove basi morali, bisogna ricorrere alla riscoperta delle proprie origini religiose. Del resto, a conferma della sua personalità, non rinnega nemmeno il Comunismo, alla cui scuola si è formato non senza contraddizioni. La sua azione politica è, oltremodo, discussa: tra stereotipi e pregiudizi, tra la Crimea e la Siria, Vladimir Putin è l’uomo più temuto da tutte le “democrazie”. È il potere. Enigmatico e complesso, vive imperturbabile tra le matrioske di una Russia rinata. Chi è questo misterioso Zar?
Senz’altro, ancora oggi, Vladimir Putin è la Russia. È lo Zar del nuovo umanesimo russo: il suo ritratto trova posto tra i Re ed i Condottieri nel Foyer Malachite, policromo corridoio che conduce alla Sala S. Andrea del Gran Palazzo del Cremlino. È l’uomo che ha restituito l’anima ai Russi.
“È l’anima della Russia, la sua passione, il suo tumulto, la sua sconcertante misura di bellezza e di infamia: in lui non c’è traccia di quella precisa divisione tra bene e male, alla quale siamo abituati”: l’anima russa secondo Virginia Woolf sembra scritta per lui.
Vladimir Vladimirovic Putin, con i suoi misteriosi occhi di ghiaccio, guarda al futuro lontano, come un cavaliere di bronzo venuto dal passato.
Annamaria Nazzaro