Descrizione
La via della realizzazione di sé secondo i misteri di Mithra
di Julius Evola
«Mithra non volse nell’antichità come una divinità astratta, ma come un Dio misterico e, simultaneamente, come un ‘fautore dell’impero’, fautor imperii.
Esso veniva presentato come il simbolo di una determinata realtà interiore che si doveva realizzare per mezzo di una trasformazione profonda del proprio essere.»
In appendice il Rituale Mithriaco del Gran Papiro Magico di Parigi, a cura di Stefano Arcella.
Numero di pagine: 160
Quaderno di testi evoliani n.42
Stefano Arcella approfondisce i contenuti dei saggi di Julius Evola relativi al culto di Mithra
SULL’INIZIAZIONE DEL GUERRIERO
“Più che una semplice cura da parte di Arcella dei saggi di Evola relativi al mitraismo, ne è un approfondimento che si muove su due linee: storicizzare l’intuizione evoliana, cogliendone le matrici e il contesto; evidenziare l’ambizione metastorica di queste intuizioni, inserendole nell’ambito di una conoscenza che si muove sulla base di principi che, nella loro trascendenza, si collocano al di fuori del tempo. Sorta di contraddizione, dunque, che Evola stesso, il giovane Evola, teso fra la cultura accademica (Arcella ci ha ricordato in altre sedi i rapporti del maestro con Benedetto Croce) e l’acquisizione di una conoscenza di carattere iniziatico.
Questa seconda propensione viene evidenziata dal rapporto manifesto che Evola ebbe con la Lega Teosofica Indipendente di Roma di Decio Calvari, da quello non manifesto, ma rintracciabile, con Arturo Reghini, fondatore del Rito Filosofico Italiano, e dall’influsso esercitato dall’antroposofo Giovanni Colazza, collaboratore della rivista Ur, per indicare alcuni elementi del complesso retroterra culturale sul quale si costruì la personalità evoliana.
Da questa esigenza iniziatica deriva dunque il profondo interesse di Evola per il mitraismo in quanto tecnica del sovrasensibile, operazione efficace al di là del suo contesto storico, ma non per questo, evidenzia Arcella, sottratta all’analisi critica del fenomeno religioso storicamente collocato. Lo studioso romano ne conosce i testi originari nonché i lavori scientifici al riguardo, aggiungendo alla correttezza dell’analisi quel che solo una innata capacità intuitiva e una specifica propensione potevano concedergli: l’analisi dei gradi del risveglio intesi come momento d’una evoluzione individuale che egli stesso perseguiva…”
(Dalla recensione pubblicata sul quotidiano Linea, pag. 4, Roma, 21 febbraio 2008).