Descrizione
I Pifferi di Montagna
di Antonio Capece Minutolo, Principe di Canosa
L’epoca delle “rivoluzioni democratiche”, che va dagli ultimi anni del secolo XVIII alla egemonia napoleonica, dalla Restaurazione al Risorgimento, suscitò in tuta Europa non solo la controffensiva popolare, ma anche quella politico-filosofica di scrittori tradizionalisti, legittimisti e conservatori. Sono noti agli studiosi i saggi di un Edmund Burke, di un Carlo Ludovico von Haller, di un Joseph de Maistre, di un Louis de Bonald. Meno indagata risulta la pur cospicua partecipazione dei pensatori italiani alla battaglia controrivoluzionaria. Addirittura misconosciuta appare l’opera di Antonio Capece Minutolo principe di Canosa, napoletano, che visse quel tempo partecipando personalmente alla resistenza sia all’invasione giacobina del 1799 sia al regime napoleonide del Decennio, sia collaborando, da ministro di Ferdinando I delle Due Sicilie, sia dando inizio alla polemica giornalistica contro il proliferare delle sette. Il Canosa pubblicò una serie di studi che vanno dalla teologia alla politica e adoperò, di volta in volta, i mezzi più adeguati all’obiettivo di raggiungere strati sempre più larghi di opinione pubblica, dal libro ricco di annotazioni erudite all’articolo di giornale, dalla commedia teatrale all’opuscolo, dalla comparsa difensionale alla corrispondenza epistolare. “I Pifferi di Montagna” è un pamphlet che riassume le posizioni del Canosa intorno ai problemi posti dalla Restaurazione dopo il Congresso di Vienna.
Quale linea adottare nei confronti delle innovazioni apportate dai francesi? E soprattutto come comportarsi nei confronti di una gran parte della burocrazia che aveva collaborato coi Napoleonidi? Il Canosa assume un atteggiamento di convinta intransigenza. Suggerisce di non perseguitare le opinioni perché, ciò facendo, le si rendono più virulente, ma di ridicolizzarle con accorta propaganda. Aggiunge che i ministeri e gli impieghi pubblici debbono essere affidati solo agli uomini provatamente fedeli alla monarchia e alle tradizioni patrie. Ne “I Pifferi di Montagna”, notando che i governi seguono, al contrario, una politica di “mezze misure”, prevede immancabile un ulteriore sommovimento sociale. In effetti, appena pochi mesi dopo la prima edizione de “I Pifferi di Montagna”, a Napoli si ebbe la sollevazione carbonara del 1820-21. Ciò che valse al Canosa la fama di perspicace interprete della congiuntura storica. “I Pifferi di Montagna” ebbe molta notorietà, ma, seppellito dalla mala fede degli storici risorgimentali, non è stato, in oltre centosettant’anni, mai ripubblicato. “Controcorrente”, nel dare alle stampe questo che è il testo più significativo del Canosa, colma un vuoto nella storia della cultura politica. La prosa del pensatore napoletano varrà, per il lettore attento, non solo a illuminare un periodo controverso della storia napoletana ed europea, ma anche a fornire spunti per la valutazione delle vicende a noi contemporanee.
Curatore: Silvio Vitale
Numero di Pagine: 150