Descrizione
di Pierre Arnaud
Pagine 142
Volpe
Brossura editoriale con alette. Buono stato
Trent’anni dopo il trionfo delle democrazie in una guerra mondiale della quale l’Europa pagò quasi da sola lo scotto, nessuno osa più sostenere che quella “vittoria” abbia durevolmente risolto le difficoltà politiche, sociali, economiche, etc., che il Fascismo sconfitto aveva tentato in qualche modo di dominare e quindi di eliminare.
«Popolare» all’Est; «liberale» ad Ovest, impopolare dappertutto, la «democrazia» non risponde evidentemente più, oggi come un trentennio fa, alle aspirazioni dei popoli e delle nazioni che se ne erano allontanati più o meno spontaneamente, e vi furono successivamente ricondotti con la forza, sia che fosse quella della armi od invece quella della famosa «opinione pubblica internazionale» misteriosamente secreta da occulti poteri.
Ed i popoli d’Europa, la cui memoria è ancora sotto la profonda impressione dei massacri e delle rovine che chiusero ingloriosamente il secondo conflitto mondiale, mentre l’eventualità di un olocausto nucleare sbigottisce la loro immaginazione, sembrano galleggiare alla deriva, tra Scilla e Carridi.
Sapere come affrontare un problema non equivale a risolverlo, questo è pacifico. Che gli europei, per riconquistare la fiducia nel loro destino, che è destino comune e perenne, debbano anzitutto riprendere coscienza – cioè a dire conoscenza – di ciò che costituisce la loro originalità e la loro forza, e diagnosticare al tempo stesso il male di cui essi visibilmente soffrono, è un dato di fatto, anzi è un dato di fatto certo e positivo. Se l’Europa, che ha donato al mondo il pensiero, cioè i fondamenti della cultura, dell’arte e della scienza, non si rimettesse a «pensare», e prima di tutto a ciò che non aveva mai cessato d’essere considerato da tutte le civiltà come l’essenziale, esso non risulterebbe evidentemente mai più come espresso da lei.